La bellezza della Puglia seppe meravigliare anche il grande sovrano Federico II di Svevia, conosciuto con il soprannome di “Stupor Mundi” — la meraviglia del mondo — che si innamora di questo territorio tra il verde delle Murge ed i colori del mare cristallino.
Quando Federico II arriva in Puglia ha 27 anni e resta ammaliato dalle distese del Tavoliere e dal paesaggio collinare, ma comprende anche le grandi potenzialità geografiche del luogo, incredibilmente strategico dal punto di vista politico ed economico, perennemente sospeso a metà strada tra il suo amato Medio Oriente e lo Stato Pontificio.
Federico decide di stabilire in Puglia le sue dimore di svago, numerosi castelli che sono il simbolo della sua magnificenza, luoghi misteriosi dove si mescolano storie e leggende che riflettono la complessa personalità dell’imperatore, rimasta scolpita nella storia per cui ancora oggi queste zone vengono identificate col glorioso appellativo di Puglia Imperiale o anche Puglia Federiciana.
Vita e luoghi dell’imperatore Federico II in Puglia
Il 26 dicembre del 1194, dopo otto anni di matrimonio, mentre la regina Costanza d’Altavilla è in viaggio verso la sua amata Sicilia, nasce a Jesi Federico, ultimo grande Svevo. La donna, ormai quarantenne, pur di dimostrare che il piccolo sia il suo figlio naturale, partorisce alla luce del sole in piazza.
Dopo soli tre anni, il padre di Federico, l’imperatore Enrico VI muore e Costanza affida a Papa Innocenzo III la tutela di suo figlio. Ma l’anno successivo il piccolo perderà anche sua madre e così, a soli 4 anni, diventerà Re di Sicilia, Duca di Puglia e Principe di Capua.
Sotto la tutela papale, Federico cresce nel palazzo reale di Palermo, una città che è uno scrigno culturale decisamente stimolante, in cui dimostra da subito una particolare propensione al sapere: imparerà il latino, il greco, il tedesco, il francese e addirittura l’arabo, esprimendo ben presto apertura e profondo rispetto nei confronti delle altre religioni.
La personalità poliedrica di Federico II si manifesta sin dal primissimo arrivo in Puglia, nell’inverno del 1221.
Secondo la leggenda incontrò San Francesco d’Assisi di ritorno dalla Quinta Crociata, che soggiornò nel castello di Bari ospite dell’imperatore. Si narra che in quell’occasione Federico volle temprare la santità e la forza morale dell’uomo: una donna giovane e bellissima entrò nella stanza del poverello di Assisi, che però non si fece vincere dalla tentazione.
Il Castello Svevo di Barletta è la fortezza più grande della Puglia e rappresenta uno dei luoghi più rilevanti dell’epopea di Federico II, che proprio qui annuncerà al mondo la partenza per la Sesta Crociata.
All’arrivo dell’imperatore il castello ha una struttura irregolare e asimmetrica, così decide di abbellirlo e trasformarlo da roccaforte difensiva a sfarzosa reggia per la sua corte.
Fra il 1224 ed il 1228 eliminò la parte orientale e costruì la sua domus federiciana, evidenziando tutti gli aspetti decorativi ed architettonici del castello.
Subito dopo, nel 1228, sarà proprio Federico a partire per la Sesta Crociata. Il Puer Apuliae non voleva la guerra col Medioriente, rispettava la cultura e l’ingegno di quel popolo che aveva imparato a conoscere durante la formazione in Sicilia.
La partenza per la crociata era stata a lungo promessa ma sempre rimandata, motivo per cui verrà perfino scomunicato e chiamato “amico degli infedeli” dall’acerrimo nemico Papa Gregorio IX. Ma alla fine Federico partirà trionfalmente per la Terra Santa con al seguito 50 navi e 500 cavalieri, portando la pace e decidendo di non combattere e negoziare, autoproclamandosi Re di Gerusalemme.
I luoghi federiciani emanano fascino e mistero, alcuni di essi ancora oggi sono terreno di controversie e di scontro tra gli studiosi di tutto il mondo che cercano di scoprirne i segreti più nascosti.
Castel del Monte è un’opera di eccezionale bellezza, tra i più misteriosi e controversi monumenti italiani, situato nell’Altopiano delle Murge a 540 metri sul livello del mare, a circa 18km da Andria.
Il castello federiciano, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, era una casa di caccia, un osservatorio astronomico, una fortezza difensiva o semplicemente una dimora di svago?
Ci sono ancora enormi dubbi sulle origini del castello e sulla sua funzione, anche se gli storici sembrano concordare sul fatto che la particolare struttura ottagonale imiti la forma della corona di Federico II, simbolo della sua gloriosa presenza in Puglia.
Negli ultimi anni un gruppo di studiosi pugliesi ha avanzato una nuova ipotesi che sembra stravolgere ogni teoria precedente: Castel del monte era una straordinaria macchina termale per la purificazione del corpo e dello spirito dell’imperatore e per il culto della bellezza.
Secondo gli audaci studiosi pugliesi, Federico volle costruire il castello ispirandosi agli antichi hamman visitati durante la crociata, dei luoghi incantati che nella cultura islamica costituivano veri e propri centri per la socializzazione, in cui scambiare pareri culturali e politici.
Castel del Monte era una stupenda reggia adornata con marmi pregiati e sculture, ma appositamente strutturata per raccogliere un’enorme quantità di acqua. In questo senso sembra chiara una precisa organizzazione degli spazi con percorsi guidati ed aree femminili e maschili.
Al centro del cortile scoperto vi era bellissima vasca ottagonale, ad evocare anch’essa quel numero otto che ricorre così spesso nelle geometrie del castello, simbolo di redenzione e purificazione sia per la cultura musulmana sia per quella cattolica.
Ogni diversa ipotesi degli studiosi può raccontare un aspetto del carattere e delle passioni di Federico, tra cui c’era in particolare la caccia con il falco.
Intorno al 1260 pubblicò il suo “De arte venandi cum avibus” ovvero l’arte di cacciare con gli uccelli, in assoluto il primo trattato di falconeria della storia, anche questo ispirato dalle modernissime tecniche del mondo arabo scoperte durante la crociata.
Seguendole, Federico II introdurrà per la prima volta in Europa il metodo del cappuccio sulla testa del rapace, sostituendo la barbara tecnica di addestramento che prevedeva di cucire le palpebre del falco. In questo modo l’imperatore aprì la strada della falconeria nel mondo occidentale, concepita però con rispetto verso il rapace.
Al ritorno dalla cosiddetta “Crociata degli Scomunicati” Federico trovò un clima ostile e diverse città in rivolta contro l’impero, fomentate da Gregorio IX. L’unica ad accoglierlo fu Andria, che gli dimostrò una profonda fedeltà che decise di encomiare con la celebre incisione sull’arco d’accesso alla città “Andria Fidelis Nostris Affixa Medullis”: Andria mi sei fedele fino al midollo. Federico fu spietato con le città che gli voltarono le spalle, mentre invece Andria fu premiata.
Anche la Cattedrale di Andria è legata alla controversa figura dell’imperatore svevo, infatti custodisce le tombe di due delle mogli di Federico: Jolanda di Brienne e Isabella d’Inghilterra. I primi tre matrimoni del sovrano furono imposti dai papi e le consorti, che Federico non amò mai, furono spesso tradite, abbandonate alla vita degli sfarzosi palazzi di corte.
Federico si sposò per la prima volta con Costanza d’Aragona a soli 15 anni, un matrimonio ordito da Papa Innocenzo III per affiancare al giovane reale una donna affidabile e religiosa, dieci anni più grande di lui, per assicurarsi che obbedisse alle autorità Romane. Ma il pontefice si sbagliava, non riuscendo mai a domare la personalità ed il carisma del re svevo.
A Costanza seguì la giovane Jolanda di Brienne, che aveva soltanto 13 anni quando sposò un colto Federico trentenne. Ma proprio la prima notte di nozze tradì Jolanda con una dama di compagnia ventenne, cugina della moglie.
Il padre della povera fanciulla, a conoscenza dello spiacevole fatto, si rivolse al pontefice, che evitò lo scandalo concedendogli un prestigioso incarico pressola corte romana.
Anche il Castello di Gioia del Colle è un luogo ricco di misteri, profondamente legato ai sentimenti dell’imperatore nei confronti del suo unico vero amore: Bianca Lancia.
Nel periodo della lotta con i comuni della Lega Lombarda, mentre è ancora sposato con Jolanda, l’imperatore viene ospitato dal conte Bonifacio d’Agliano, che gli presenta sua moglie e le tre figlie. Una di queste è proprio Bianca, una quindicenne di rara bellezza di cui Federico si innamora perdutamente dal primo momento.
Bianca discendeva per via materna dai Lancia, una famiglia piemontese fedelissima alla casata sveva. Nasce così il travolgente amore tra Federico II di Svevia e Bianca Lancia, un amore sofferto, che ferirà entrambi e destinato a consumarsi per lo più clandestinamente, ma darà anche alla luce Costanza, Manfredi e Violante.
Secondo la leggenda, Federico tenne rinchiusa la giovane amante in una torre del castello di Gioia del Colle, in preda ad una forte gelosia per la quale credeva di essere stato tradito dalla sua amata.
La sensibile Bianca, sopraffatta dal dolore e dalla disperazione, decise di tagliarsi i seni per vendetta, inviandoli all’imperatore su un vassoio. Federico decise allora di sposare Bianca sul letto di morte, come segno del suo sincero amore, legittimando così i tre figli e consentendole di diventare per pochi giorni l’imperatrice.
Il Castello Svevo di Trani è un altro dei magnifici esempi di costruzione federiciana, voluta dal sovrano al rientro dalla crociata in un punto di difesa ottimale, sia dagli attacchi nemici sia dall’impeto delle onde del mare, mentre l’altezza delle torri avrebbe consentito di sorvegliare le vie di accesso e non solo il porto.
Federico fu il primo governante a concepire un’organizzazione di stato centralizzata, per la quale tutto il movimento economico e finanziario del Paese si raccoglieva sotto il suo controllo, ma con particolare attenzione all’attività commerciale degli ebrei ed alle loro specifiche doti mercantili.
La presenza di ebrei in Puglia è storicamente documentata sin dall’età imperiale romana ed ancora oggi esiste a Trani una radicata tradizione ebraica. Alla comunità tranese Federico concesse, caso davvero eccezionale, il monopolio del commercio della seta grezza e della tintoria.
La strategia politica si unì a un profondo rispetto, un rispetto universale nei confronti dell’altro grazie al quale sarà ricordato come un modello puro di tolleranza, di integrazione e interazione culturale.
Federico amava circondarsi di personaggi sapienti, che includevano anche medici, letterati e giuristi della cultura ebraica, un’abitudine vissuta anche da Manfredi, il suo figlio prediletto che ereditò anche vizi e passioni del padre.
Proprio nelle sale del castello di Trani si celebrerà il matrimonio tra Manfredi ed Elena Ducas o di Epiro, con grande sfarzo e solennità. Ma il giovane re di Sicilia legò il suo nome alla cittadina pugliese di Manfredonia, fondata nel 1256, alla quale conferì il proprio nome in segno di prestigio e potenza.
Federico II, Signore della Puglia, è stato senza dubbio tra i giganti della storia, una figura unica portatrice di un pensiero libero ed eclettico. Nel suo regno convivevano in armonia cristiani, ebrei ed arabi, fu onesto e tollerante ma al contempo anche avido e spietato.
Egli morirà in un freddo dicembre nella sua amata Puglia, a suo dire un luogo incantato degno di una terra promessa.